La sottile linea d'ombra

"Licenziata perche' lesbica" e' uno di quei titoli che portano in primo piano l'attenzione su scuola e insegnanti, tra assertori della liberta' delle scuole private di scegliere i propri insegnanti e sostenitori della privacy cui anche le/gli insegnanti, bonta' loro, hanno diritto e non manca un pizzico di pruderie.
Sicuramente la vicenda e' complessa perche' da un lato abbiamo scuole che nascono con un obiettivo dichiarato di perseguimento di valori confessionali su cui e' incentrata tutta la loro azione educativa ed in quanto tali sono scelte dalle famiglie e garantite dai gestori che rispondono a valutazioni in ordine all'etica e alla morale cattolica.
Dall’altro lato abbiamo un compromesso difficile da rispettare, originato dalla L. 62/2000 che ha sfumato quel confine introducendo un "sistema pubblico integrato" che mette tutte le scuole sullo stesso piano e legittimando finanziamenti alle scuole cattoliche.
Abbiamo cosi' un'attribuzione di finanziamenti e di agevolazioni fiscali a scuole cattoliche in contrasto con una scuola statale cui da anni si lesinano risorse finanziarie e professionali.
La vicenda della scuola di Trento evidenzia una contraddizione di fondo per cui nello stesso insostenibile contenitore "pubblico" finanziato da tutti i cittadini italiani, convivono scuole laiche - basate sul rispetto dei valori costituzionali a partire dall'accettazione delle differenze, tutte le differenze- e scuole confessionali che difendono il loro diritto a preoccuparsi dei modelli di comportamento di docenti che trasmettono, attraverso le loro discipline, valori che restano tarati su modelli familiari e su ruoli maschili e femminili ben delineati e non contrattabili, nonostante le aperture problematiche e sofferte di Papa Francesco. Bisogna garantire genitori che pagano rette anche elevate facendo una scelta preferenziale per l'educazione dei loro figli rispetto al pluralismo e al confronto che caratterizza la scuola statale, che potrebbe essere anche migliore ma che comunque continua a rifarsi ai valori della Costituzione che rimane alla base della nostra convivenza civile.
Non vogliamo entrare nel merito del diritto alla privacy di insegnanti la cui forza e' nelle competenze professionali e non nei "si dice" da confermare o negare e comunque relativi alla loro vita privata.
Ci incuriosisce piuttosto vedere nelle reazioni suscitate da questo caso l'emergere di una logica di salvaguardia sindacale che chiede la riassunzione dell'insegnante incriminata e ingiustamente licenziata.
Non si riesce a riportare la scuola statale a livelli di qualita' non solo perche' non si investe ma anche perche' non si riesce a liberarla da una gestione burocratizzata ne' a sottrarla a una logica impiegatizia per introdurre criteri di professionalita'? Ma si puo' ovviare sindacalizzando la scuola privata. E' anche questo un modo per creare un sistema effettivamente paritario, anche se non ci sembra il migliore.

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